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Majomut
Trent’anni di lotta
“Noi lottiamo e sogniamo un mondo in cui tutte le famiglie di produttori di caffè possano migliorare le loro condizioni di vita, attraverso la produzione e la commercializzazione del caffè e di altri prodotti, tutti biologici".
Trent’anni di lotta, lavoro e fatica per assicurare un lavoro dignitoso sulle terre collettive del Chiapas e lo sviluppo delle comunità indigene. Situata nelle terre della rivoluzione zapatista e delle etnie originarie messicane, Majomut è una cooperativa creata dai piccoli coltivatori di caffé per sottrarsi allo sfruttamento degli intermediari, chiamati coyotes, e alla corrotta inefficienza delle istituzioni pubbliche che dovrebbero tutelare i piccoli agricoltori. Sin dalla sua creazione, Majomut ha puntato sulla propria autonomia, attrezzandosi per l’esportazione, e sulla valorizzazione del lavoro dei soci tramite l’agricoltura biologica e l’ingresso nel commercio equo nel 1992. La Unión Majomut, come scrivono loro stessi, segue una precisa filosofia: “noi lottiamo e sogniamo un mondo in cui tutte le famiglie di produttori di caffè possano migliorare le loro condizioni di vita, attraverso la produzione e la commercializzazione del caffè e di altri prodotti, tutti biologici. Vogliamo garantire la sicurezza alimentare, rispettare l’ambiente in cui viviamo e portare avanti un sistema in cui tutti gli uomini e le donne possano decidere in modo democratico, e che le famiglie campesine di piccoli produttori creino una cultura del risparmio".
Promotores y promotoras Tzotzil e Tzeltal
Majomut produce caffè di qualità arabica biologico e in piccola parte convenzionale, che cresce sulle montagne attorno a San Cristobal de las Casas tra i 1.200 e i 1.700 metri di quota.
In un mercato internazionale altamente competitivo e ingiusto, Majomut decide di basare la propria struttura partendo dalle proprie radici culturali, cioè quelle della famiglia indigena “cafetalera”. I quasi mille soci vivono in 35 comunità, appartengono alle etnie Tzotzil e Tzeltal, e il 10% è rappresentato da donne, madri singole, separate o vedove, per cui un lavoro sicuro è l’unico modo per garantire l’istruzione ai propri figli. Nella produzione di caffè biologico di qualità arabica è fondamentale recuperare la cultura locale, perché gli indigeni avevano sviluppato molte tecniche “naturali” per incrementare la produttività e mantenere sano il suolo. Le comunità indigene hanno sempre avuto dei “promotores y promotoras”, che avevano il compito di scambiarsi le informazioni utili di tecnologia agricola, già sperimentate da una comunità, e di condividerle con le altre comunità e anche tra regioni diverse. Majomut mantiene la struttura dei “promotores y promotoras” e aggiunge una formazione tecnica compartecipata per tutti i soci, con almeno dieci incontri l’anno.
Il rinnovo dei cafetales per contrastare il cambiamento climatico
Le terre dove crescono gli arbusti del caffè, chiamati cafetales, sono piuttosto vecchi, tra i trenta e i quarant’anni. Il loro rinnovamento diventa fondamentale per garantire una buona produttività, che può variare dai 6-8 sacchi ai 8-10 sacchi per ettaro. Per fare questo Majoumt sta promuovendo dei vivai a livello comunitario, utilizzando solo i semi della regione. Per non diminuire troppo la produzione si rinnova un quarto di ettaro all’anno e si cerca di migliorare la fertilità del suolo anche attraverso concime biologico come il compost autoprodotto e biofertilizzanti. Il cambiamento climatico globale preoccupa molto i campesinos che stanno monitorando gli effetti sulla produzione di caffè e portano avanti alcune azioni specifiche come la riforestazione, la diversificazione produttiva e un’attenta gestione di una risorsa preziosa come l’acqua.
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