Lo scorso anno, a supporto della campagna europea sulla giustizia climatica “Let’s do it fair”, i membri dell’Associazione Europea del Commercio Equo e Solidale (EFTA) hanno raccolto le testimonianze di alcune organizzazioni fair trade nel Sud del mondo sugli impatti del cambiamento climatico. Attraverso una serie di interviste, i produttori hanno potuto raccontare sia le conseguenze disastrose che si trovano ad affrontare, sia le buone pratiche di adattamento messe in atto per aumentare il livello di resilienza climatica delle comunità.

Ciò che emerge dal report di sintesi è un quadro di grande difficoltà, ma non di rassegnazione: tanti, infatti, sono i provvedimenti concreti ideati dai produttori per lottare contro la situazione climatica che li colpisce, forti anche del contributo del Commercio Equo e Solidale. Alcuni di questi progetti sono destinatari del fondo europeo realizzato per la campagna Let’s do it fair di quest’anno.

Gli impatti del cambiamento climatico sui produttori

Inondazioni, siccità, cambiamento nello schema delle precipitazioni, inquinamento e attacchi di parassiti: la quasi totalità degli intervistati in tre diversi continenti ha testimoniato che il cambiamento climatico sta portando impatti drammatici e devastanti sulle condizioni di vita e sulle attività economiche delle comunità.

Le condizioni meteo estreme e l’aumento delle temperature stanno colpendo la produzione delle principali materie prime equosolidali come caffè, cacao, zucchero e tè. I produttori hanno denunciato l’aumento dei costi di produzione e la riduzione dei redditi. A rischio ci sono quindi la disponibilità e la qualità dei prodotti, nonché la stabilità del mercato. Inoltre, sembrano aumentare disuguaglianze e povertà: i mezzi di sussistenza dei piccoli agricoltori sono a rischio perché dipendenti dalle risorse naturali, ad esempio dell’acqua, in drastica diminuzione in alcune aree.

Produttore di caffè e cacao nel campo

Fenomeni come la deforestazione, la desertificazione, l’erosione del suolo causano più problemi alle persone emarginate, per esempio gli indigeni. L’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi sta costringendo le persone a migrare verso le città e ad abbandonare le zone rurali.

Eppure, anche se i piccoli produttori nel mondo sono i primi a subire le conseguenze più dure del cambiamento climatico riescono, nonostante le poche risorse a disposizione, a mettere in atto strategie di adattamento.

I produttori e i progetti locali di adattamento climatico

I rappresentanti delle organizzazioni hanno raccontato di aver già iniziato a mettere in atto diverse attività per far fronte agli effetti negativi della crisi climatica. Molte di queste riguardano la gestione della filiera, la prevenzione del degrado del suolo e la promozione della sicurezza alimentare. Importante è anche la protezione delle foreste, così come la promozione dell’agricoltura biologica e della biodiversità, la diffusione di sistemi agroforestali contro la siccità e l’erosione del suolo, ma anche la formazione e la sensibilizzazione sulle tematiche ambientali.

Non solo. In certi casi a livello di organizzazione vengono attuati investimenti considerevoli per ridurre l’impatto ambientale. Diversi partner, ad esempio, stanno lavorando alla misurazione dell’impronta di carbonio per cercare strategie di mitigazione avanzate. Altri promuovono l’utilizzo di energie rinnovabili, il rinnovamento di apparecchiature e macchinari per migliorare l’efficienza energetica, l’utilizzo responsabile delle risorse idriche, il riutilizzo e il riciclaggio, la gestione corretta dei rifiuti.

Produttore di riso thailandese

Foto di Claro Fair Trade

Molti di questi progetti, tuttavia, richiedono risorse economiche che le organizzazioni spesso non possono permettersi. I produttori si trovano ad affrontare costi di produzione più alti, difficoltà di gestione, carenza di tecnologie e di competenze specifiche. Passare a modelli di business più sostenibili è possibile solo se vi è sostenibilità economica per farlo.

Cosa possiamo fare noi, aziende e consumatori?

Secondo gli intervistati dell’indagine, il Commercio Equo ha un ruolo di primo piano nella lotta per la giustizia climatica, poiché si impegna a sostenere le organizzazioni di produttori con cui collabora attraverso le filiere etiche, la promozione di pratiche agricole a tutela della biodiversità, ma anche rafforzando nei consumatori la consapevolezza di buone pratiche del consumo consapevole.

La campagna “Let’s do it fair” è nata proprio per dare un impulso a tutto questo. L’intento è quello di far riflettere sul fatto che la crisi climatica può essere davvero affrontata non soltanto cercando di limitare le emissioni, bensì mutando le abitudini con cui produciamo, consumiamo, scambiamo merci, prodotti, beni e servizi. Per riuscire a fare questo cambiamento c’è bisogno di consumatori e cittadini impegnati, di aziende responsabili, di istituzioni e politici coraggiosi.

Produttore di caffè della Tanzania

Con l’edizione di quest’anno della campagna, vogliamo focalizzare ancora di più l’attenzione sui piccoli produttori nel mondo, i più colpiti dalle conseguenze dei cambiamenti climatici pur essendone i meno responsabili. Con “Let’s do it fair” vogliamo dare un contributo concreto ad alcuni progetti di lotta al cambiamento climatico realizzati da produttori con cui collaboriamo.

Per farlo, abbiamo bisogno del tuo supporto e delle tue scelte.