Circa l’80% dello zucchero mondiale viene prodotto dalla canna da zucchero, coltivata nelle regioni tropicali e subtropicali del pianeta. In questi luoghi la produzione dello zucchero rischia di fare davvero male, poiché lo sfruttamento delle persone e della terra è quasi una prassi.
In Ecuador, però, ci sono contadini che da anni uniscono gli sforzi per ottenere un’indipendenza dalle logiche di un mercato insostenibile.
«Eravamo costretti ad accettare il prezzo che l’intermediario decideva di pagarci. Era una situazione davvero dura, non riuscivamo a ottenere prezzi giusti per il nostro lavoro che si svolgeva in condizioni precarie». Questo è ciò che racconta Rubèn Tufiño, direttore di Copropap, organizzazione di piccoli produttori di panela (questo il nome dello zucchero integrale di canna) con sede in Ecuador, a Pacto, nel distretto di Quito. Oggi Copropap è una cooperativa ben sviluppata, con quasi 50 soci, ma prima di unirsi in una cooperativa i suoi campesinos, come molti altri nel mondo, lottavano contro un sistema di sfruttamento basato sul loro isolamento.
Nello scenario mondiale della produzione dello zucchero, i gruppi di produttori che vendono il loro raccolto si scontrano con un mercato che favorisce i produttori più grandi e più ricchi, lasciando i più piccoli ai margini e costringendoli a sottostare al prezzo, non di certo equo, che qualcun altro decide per loro. Non ricevere un prezzo giusto per il proprio prodotto significa spesso non poter provvedere allo sviluppo della famiglia, all’educazione dei figli, alle spese sanitarie, con ripercussioni a livello comunitario, come povertà e precarietà.
Senza disponibilità economica, un produttore non ha gli strumenti per sostenere le sfide del mercato, né per aggiornarsi sulle tecnologie. Così, per aumentare la produttività i contadini svolgono orari di lavoro disumani, in condizioni critiche per la salute e la sicurezza, e fanno uso di pesticidi o di tecniche, come quella della bruciatura del campo prima della semina, che aiuta ad accelerare i tempi di lavoro, ma con effetti devastanti a livello ambientale.
«Eravamo costretti ad accettare il prezzo che l’intermediario decideva di pagarci. Era una situazione davvero dura, non riuscivamo a ottenere prezzi giusti per il nostro lavoro che si svolgeva in condizioni precarie». Questo è ciò che racconta Rubèn Tufiño, direttore di Copropap, organizzazione di piccoli produttori di panela (questo il nome dello zucchero integrale di canna) con sede in Ecuador, a Pacto, nel distretto di Quito. Oggi Copropap è una cooperativa ben sviluppata, con quasi 50 soci, ma prima di unirsi in una cooperativa i suoi campesinos, come molti altri nel mondo, lottavano contro un sistema di sfruttamento basato sul loro isolamento.
Nello scenario mondiale della produzione dello zucchero, i gruppi di produttori che vendono il loro raccolto si scontrano con un mercato che favorisce i produttori più grandi e più ricchi, lasciando i più piccoli ai margini e costringendoli a sottostare al prezzo, non di certo equo, che qualcun altro decide per loro. Non ricevere un prezzo giusto per il proprio prodotto significa spesso non poter provvedere allo sviluppo della famiglia, all’educazione dei figli, alle spese sanitarie, con ripercussioni a livello comunitario, come povertà e precarietà.
Senza disponibilità economica, un produttore non ha gli strumenti per sostenere le sfide del mercato, né per aggiornarsi sulle tecnologie. Così, per aumentare la produttività i contadini svolgono orari di lavoro disumani, in condizioni critiche per la salute e la sicurezza, e fanno uso di pesticidi o di tecniche, come quella della bruciatura del campo prima della semina, che aiuta ad accelerare i tempi di lavoro, ma con effetti devastanti a livello ambientale.
Un’alternativa a tutto questo i contadini di Copropap l’hanno trovata, dapprima unendosi in cooperativa e garantendo equi diritti, guadagni e benefici a tutti i lavoratori, e poi scegliendo il canale del Commercio Equo e Solidale per il loro zucchero integrale biologico. Dalla prima esportazione di zucchero nel 1995, fino alla costruzione di un capannone per la lavorazione e lo stoccaggio dello zucchero, i soci di Copropap hanno lavorato insieme, unendo obiettivi e sacrifici, e ogni passo condiviso li ha portati a diventare sempre più indipendenti da quegli intermediari, che loro chiamano coyotes, che imponevano dei prezzi arbitrari al loro raccolto. Ora il prezzo che ricevono è giusto, equo, e permette loro di essere sempre più all’altezza delle sfide del mercato.
Foto in pagina: Beatrice De Blasi
Il prezzo giusto e il rapporto con il Commercio Equo permette loro anche di sognare in grande: da qualche anno infatti ha preso vita un progetto per costruire un piccolo zuccherificio centralizzato, per favorire ancora di più l’accesso di tutti i soci a strumenti innovativi. Grazie al supporto di progetti di cooperazione finanziati dalla Province Autonome di Bolzano e di Trento e a una raccolta fondi tuttora attiva di Fondazione Altromercato, si sta contribuendo concretamente ed economicamente ad accrescere l’indipendenza di questa cooperativa ecuadoregna.
Ma in un territorio come Pacto, dove si trovano i campesinos di Copropap, nuove sfide minacciano il lavoro e i terreni.
I contadini di Copropap si trovano nel cuore del Chocó Andino, riconosciuto dall’Unesco e dichiarato riserva della biosfera. Qui il Ministero delle Risorse naturali non rinnovabili ha approvato alcune concessioni minerarie, consentendo a due società di avviare le loro attività estrattive. L’attività mineraria in un territorio come questo rischia di avere pesanti conseguenze a livello ambientale, soprattutto per le risorse idriche, e naturalmente anche per le comunità che vi abitano.
Queste concessioni hanno scatenato un vero e proprio conflitto legale e sociale tra governo nazionale e quello locale, che si oppone ai progetti di sfruttamento minerario dello Stato. Copropap si è battuta per difendere i propri terreni attraverso la campagna STOP ALLE MINIERE, coraggiosamente sostenuta insieme ad altre organizzazioni ambientaliste e agli abitanti del posto, con grande attenzione anche da parte di tutta la rete Altromercato. I loro sforzi si sono uniti in un ricorso presso la Corte Costituzionale dell’Ecuador che ha finalmente sancito il diritto dei cittadini della zona di esprimere consenso all’attività mineraria attraverso il voto.
Ma in un territorio come Pacto, dove si trovano i campesinos di Copropap, nuove sfide minacciano il lavoro e i terreni.
I contadini di Copropap si trovano nel cuore del Chocó Andino, riconosciuto dall’Unesco e dichiarato riserva della biosfera. Qui il Ministero delle Risorse naturali non rinnovabili ha approvato alcune concessioni minerarie, consentendo a due società di avviare le loro attività estrattive. L’attività mineraria in un territorio come questo rischia di avere pesanti conseguenze a livello ambientale, soprattutto per le risorse idriche, e naturalmente anche per le comunità che vi abitano.
Queste concessioni hanno scatenato un vero e proprio conflitto legale e sociale tra governo nazionale e quello locale, che si oppone ai progetti di sfruttamento minerario dello Stato. Copropap si è battuta per difendere i propri terreni attraverso la campagna STOP ALLE MINIERE, coraggiosamente sostenuta insieme ad altre organizzazioni ambientaliste e agli abitanti del posto, con grande attenzione anche da parte di tutta la rete Altromercato. I loro sforzi si sono uniti in un ricorso presso la Corte Costituzionale dell’Ecuador che ha finalmente sancito il diritto dei cittadini della zona di esprimere consenso all’attività mineraria attraverso il voto.
Il futuro di questa battaglia, così come dello zuccherificio di Copropap e della sua attività, è ancora da scrivere. Ma la storia di questa organizzazione ci mostra una parte della filiera dello zucchero che non siamo abituati a conoscere.
Ci mostra le origini dello zucchero che consumiamo e ci aiuta a capire quanto è importante acquistare uno zucchero piuttosto che un altro affinché non faccia davvero male.
Perchè un’alternativa all’insostenibilità del mercato dello zucchero c’è.
Basta sceglierla.